Il tempo e l’arte, l’arte nel suo tempo, l’arte fuori dal tempo

 Abbiamo, dopo anni di studio, l’abilità di collocare all’interno di una finestra temporale ben precisa le opere d’arte. Riusciamo, con gli anni, a riconoscere stilisticamente le opere e collocarle la storia, nel tempo, negli stili. E, al vero, la cosa riesce abbastanza semplicemente a chi è avvezzo a lavorare con le immagini, a  riconoscere quasi immediatamente stili, influenze, mode. Il rapporto artista/fruitore si è mantenuto veritiero, di quella verità priva di ammiccamenti come dice Pascal, che, quindi, non lascia spazio a fraintendimenti. 

Il rapporto artista/fruitore/spettatore cambia, si modifica, diventa ammiccante, quando la verità del tempo viene modificata, quando  l’artista decide che l’inganno temporale sia la sola e unica via per giocare con lo spettatore. L’uomo primitivo ne era scevro, la rappresentazione  è palese, immediata, collocabile e decifrabile, senza ammiccamenti, una verità geometrica. 

La stessa arte utilizzata come denuncia, ha necessità di stare nel suo tempo, perché descrive quell’avvenimento, quel momento preciso, quella fase storica, è lì tangibile, descrittiva.

Cosa accede invece quando l’artista decide, per qualche ragionamento indecifrabile ai posteri, di collocarsi fuori dal tempo, fuori dal suo tempo, fuori dal tempo della storia, fuori dal tempo dell’arte per cui tutto ciò che è contemporaneo alla sua opera, è vecchio rispetto all’opera stessa?

Succede che a meno di una conoscenza diretta dell’autore, della sua collocazione storica, della sua formazione e della produzione artistica, si sia incapaci  di collocare esattamente le opere. 

Gli esempi sono molteplici, Donatello, per esempio, la Maddalena rappresentata con il moto dell’anima, la sofferenza, il patimento, esteriorizzati, si impadroniscono della rappresentazione diretta del volto. El Greco, l’influenza manierista è chiara, ma di quel bizzarro modaiolo e traditore, egli ne coglie lo spirito innovativo, le figure che si slanciano, sembrano appartenere ad una trattazione novecentesca. Gauguin si rifugia nelle isole polinesiane, in una natura che non possiamo decifrare con la nostra scansione temporale, appartenete a quel tempo che si è quasi fermato o che percorre la storia con ritmi differenti, e ad essa le opere appartengono, definito primitivismo, si colloca fuori dal tempo dell’arte della sua epoca. Munch, un urlo lancinante, mortale, sanguigno, fisico e metaforico, riesce ad eliminare il tempo dalla sua arte, la scelta di nessun tempo. 






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