I templi greci quali esempi di costruzioni (quasi)antisismica

Chiunque di noi ha visitato nel corso della sua vita almeno un'area archeologica di un insediamento greco. Sicilia, Calabria, Campania, etc. In ognuna di esse osserviamo un fatto curioso. I templi, famosi quelli di Agrigento, Selinunte, Paestum, Segesta, Sibari, etc, sono in piedi, esempi sfolgoranti di assoluta bellezza, mentre se osserviamo attorno ad essi, tutto quasi raso al suolo. Ho osservato ultimamente l'area di Paestum. Tre splenditi tempi, quello di Nettuno in particolare, danneggiati, qualcuno, ma in piedi, mentre tutto il tessuto urbano che sta a contorno dell'area è praticamente raso al suolo. Si riconoscono le mura altre poco più di una cinquantina di centimetri. Come mai è accaduto questo. Distruzione selettiva, terremoti selettivi, saccheggi selettivi? Difficile spiegarlo. Se osserviamo però le costruzioni dei templi greci ci accorgiamo di qualcosa di particolare. 

L'avvento del trilite (due pilastri e una trave che li sormonta) ha fornito la possibilità di lasciare opere, i templi ad esempio, che sono certamente più duraturi nel tempo. Ma la curiosità sta nel sistema costruttivo greco che ha fatto scuola anche al terremoto in Emilia del 2012. La costruzione del trilite è piuttosto semplice. Infiggere, o collocare con apposita base, due pilastri nel terreno e appoggiarci sopra una architrave.  Se osserviamo una colonna greca dorica ci accorgiamo che tra un elemento lapideo e l'atro vi è un incavo, generalmente a forma parallelepipeda sia da un l'ato che dall'altro, in altri casi addirittura attraversava tutto il pezzo. Questo serviva alla centratura ma, serviva anche per rendere le colonne più resistenti alle azioni di taglio.
Certamente è un processo inconscio. Sappiamo bene che la muratura è un sistema che lavora per carichi verticali e resiste male alle azioni sismiche orizzontali. Ma della struttura del tempio analizziamo: la posizione generalmente su roccia; il basamento a platea; la disposizione delle colonne e dei muri molto regolare; l'inserimento di monconi in piombo o con colate vere e proprie; tessitura stretta delle colonne; I carichi distribuiti più sul basamento che in testa. Ecco che viene fuori una costruzione resistente anche ai sismi (ovviamente dipende da quest'ultimo).  Perchè parlavo dell'Emilia, perchè le connessioni trave/pilastro delle costruzioni in c.a. precompresso sono del tipo "attritivo", cioè senza monconi a secco di collegamento, cosa che usavano i greci.

Commenti

Post più popolari