I manifesti artistici, fenomeno del secolo scorso, riscoperta del nuovo millennio

 La storia dei manifesti artistici è piuttosto recente. Lasciando da parte i trattati, i canoni, scritti nei secoli precedenti, quello dei manifesti è un fenomeno che affonda le sue radici nei primi anni del novecento. Il manifesto è una dichiarazione pubblica in cui un gruppo artistico, rende pubbliche le proprie intenzioni, opinioni, idee, che dettano un preciso cammino lungo il quale ci si intende muovere. Nei primi del novecento E.L. Kirchner, pubblica il manifesto della Brucke, un percorso artistico che si snodava in una struttura bidimensionale rettangolare riempita da una scrittura cuneiforme, il testo: “Con la fede in un’evoluzione, in una nuova generazione di creatori e di fruitori d’arte noi convochiamo l’intera gioventù, e in quanto giovani portatori del futuro intendiamo conquistare la libertà di operare e di vivere opponendoci ai vecchi poteri costituiti. E’ dei nostri chiunque sappia dar forma direttamente e senza falsificazioni a ciò che lo spinge a creare”. Un manifesto misto fra scrittura e immagine. Da questo molti altri manifesti si sono susseguiti, fra opinioni, farneticazioni, visioni pessimistiche e oniriche, manifesti assimilati a medicine, neologismi e richiami al passato. Qui una raccolta http://www.didatticarte.it/Blog/?page_id=14417 Nei manifesti abbiamo letto di buone e cattive intenzioni, di posizioni contro e a favore delle industrie, di richiami al passato e passi enormi verso il futuro. Nei manifesti, gli artisti hanno espresso le loro opinioni, partono per la maggior parte dei casi da una condizione di malessere vissuto nella società in cui erano calati, da una condizione di sfida, di ricerca e di rinascita, di una cura che potesse cambiare le loro sorti e quelle del mondo, uno sguardo da visionari. Non è utopia, ma piuttosto, la ricerca di “contagio” artistico.  Gli ultimi manifesti sono degli anni sessanta, poi improvvisamente nulla. Solo la Transavanguardia pose le basi per una nuova ripartenza, elaborando  la teoria del traditore, “uno che guarda il mondo, non l’accetta, vorrebbe cambiarlo, non agisce, vive tutto come riserva mentale,…, abita una posizione che non è della frontalità ma della lateralità” (Bonito Oliva), come fecero i manieristi. Come tutti i cambiamenti che avvengono nel primo ventennio del secolo, in epoca di pandemia, coincidente con il duemilaventi, anno di celebrazione della morte di Raffaello, di Modigliani, un gruppo di artisti ha deciso di riportare in auge il manifesto artistico. Abitando non più quella posizione di lateralità, ma quella della frontalità. Una rinascita artistica, derivante da una chiusura, quella del lockdown, “per esorcizzare il senso opprimente di angoscia, impotenza e annichilimento, riconciliandosi, grazie al silenzio e alla solitudine, con lo spirito, l’energia armoniosa, il senso del bello” Manifesto TransAntigen20. E Ancora “Solo nel silenzio l’uomo ha la libertà di creare, produrre, perché non è più contaminato dalla società, dal suo ruolo sociale e anche dai suoi demoni” (Licia Oddo). Un neologismo ”TRANSANTIGENISMO”. Un manifesto che riscopre la parte grafica così come quello di Kirchner e che si riappropria di una modalità ormai dimentica, quella del manifesto fra scrittura ed immagine.






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