Da Manet alla Incontrada

 Era il 1863, l’arte stava entrando in uno dei suoi periodi di grande cambiamento, un cambiamento così forte, violento, scioccante, che molti critici e intellettuali del tempo né rimasero inebetiti e, come sovente accade di fronte a tanto stravolgimento, scrissero i più feroci commenti. Dopo Courbet con la sua arte che doveva sconvolgere, Manet, sconvolge i canoni policletei, tanto cari ai romantici, avvicinandoli alla realtà. La colazione sull’erba, come verrà poi intitolato, non aveva nulla di sconvolgente che, una donna nuda, una donna normale, in tutta la sua spontaneità carnale. Semplice, con un incarnato naturale, con fianchi, cosce, seni e glutei così come le erano stati “regalati” dalla natura. Questo sconvolse. Sconvolse che la bellezza non fosse quella dei romantici legati al nudo accademico, che la bellezza non fosse quella delle sette teste e mezzo che cara era ai greci da policleto in poi. Sconvolse che quella donna avesse il coraggio di mostrarsi (ai due amici) così come era. Nuda e reale. Senza voler toccare il tema degli haters o altre forme d’imbecillità varie. La Incontrada, consapevolmente o no, con la copertina di Vanity Fair (lasciando da parte polemiche invidie e cose varie) ha sconvolto i canoni della bellezza, oggi. Ha sconvolto la richiesta spasmodica di corpi modellati a suon di diete e pasticche, di corpi che hanno come unica taglia la 38, di corpi che non hanno nulla da raccontare se non l’unifomitá e l’adattamento alle richieste del primo stilista che vuole aprire la sua strada alla moda. Forse lo fanno per risparmiare stoffa? La stereotipizzazione dei corpi, tutti uguali, tutti esili, tutti privi di forme. Ma questo cozza con la Venere Cnidia, con la Venere di Milo, con la Venere accovacciata, con la Venere Callipigia, insomma con tutta l’arte greca. Mi sarei aspettato dal fotografo che la fotografasse nella stessa identica posa della donna di Manet, il parallelismo sarebbe stato più completo e aderente come immagine.




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