Il paesaggio: dal reale al dipinto

Mi ricordo che, avendo studiato Architettura a Reggio Calabria, percorrevo quella strada parecchie volte, uscito dall’autostrada, imboccato Viale Boccetta scendendo verso il porto. Quella Chiesa posta sulla sinistra che mostrava tre absidi sulla parte posteriore, attaccate al transetto, con merli medievali, aveva attirato sempre la mia attenzione. E’ una della chiese più importanti di Messina, la costruzione risale al 1254, dopo la morte di San Francesco avvenuta nel 1226 e, dello Stupor Mundi avvenuta qualche anno prima (1250).  L’impianto tipicamente medievale, navate e transetto con abside finale, la collocano fra le più grandi di Messina. Ha subito parecchie vicissitudini, gli anni di costruzione, alcuni elementi sono stati costruiti successivamente, l’incendio del 1884 e il terremoto del 1908. Nessuno però è riuscito a distruggerla completamente, forse, un segno del destino. Si, perchè questa chiesa è stata immortalata in una “fotografia” storica dal più importante artista messinese, Antonello. Quando dipinge la Pietà con tre angeli, pone sullo sfondo la sua firma, la sua provenienza, guardando la chiesa proprio dal lato delle absidi, come segno distintivo della Chiesa stessa. Se guadiamo il dipinto, sul lato destro si nota appunto l’edificio. Il dipinto si trova a Venezia presso il Museo Correr. Anche se la pittura di paesaggi nasce nel nord Europa, come ci ricorda anche Michelangelo,  dipingere paesi era cosa da tedeschi, da Giotto in poi, il paesaggio è diventato qualcosa che sta sullo sfondo, ma che ci parla, ci introduce ad altre suggestioni, percorsi che, ci fa vedere l’opera anche sotto altri aspetti, si pensi al paesaggio che sta dietro la Gioconda. Negli artisti del ‘400 e del ‘500, il paesaggio diventa parte integrante dell’opera. Ed è Antonello che sfrutta questo linguaggio nascosto inserendo un edificio che denuncia  la sua provenienza, Messina, appunto.


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