Caravaggio pittore maledetto

Nel panorama della storia dell’arte di tutti i tempi, certamente Caravaggio ha un posto di rilievo. Ognuno di noi nei famosi cassettini della memoria, conserva un’opera, una immagine, un ricordo, fosse solo legato alla lira, che lo riporta a Caravaggio. Non bisogna essere della materia, tutti conosco Caravaggio per la luce, per la tecnica sopraffina, per le ambientazioni veritiere. Ne conoscono magari a grandi linee la storia. Perché oggi parliamo di Caravaggio pittore maledetto? Perché paradossalmente, l’episodio che ne doveva segnare la fine, fisica e quindi artistica, ne ha invece esaltato la pittura, ha reso immortale il tratto, le scene, la luce, i personaggi. Potremmo anche dire che forse, Caravaggio, anticipa di secoli l’espressionismo. L’iracondo Michelangelo Merisi (vero nome del Caravaggio), durante un litigio per un punto al gioco della pallacorda, par  non si tratti di un duello vero e proprio, puntato con la spada il suo antagonista, tal Ranuccio Tommasoni, lo trafigge a morte, dopo essere stato egli stesso ferito. A seguito di questo lascia Roma e si sposta verso Napoli. Ricordiamo che, aveva già abbandonato Milano per un altro caso litigioso. È questo lo spartiacque. Nelle sue opere cominciano a comparire teste mozzate, atmosfere cupe, volti storpiati dal dolore, dalla rabbia, dal non voler essere vittime di carnefici a volte senza pietà, forse, proprio perché condannato a morte per decapitazione. Abbiamo già avuto modo di leggere che, Caravaggio, rifiuta le accademie, abbandona lo sfondo prospettico e lo tramuta in fondo nero. La luce, alcune volte fioca altre quasi divina, è l’elemento caratterizzate, forse a rappresentare quella grazia che sperava da parte del cardinale Borghese. Le figure umane diventano banditi, poco di buono, prostitute, i corpi si modellano sotto una tecnica che lascia esterrefatti. La svolta è proprio questa, un evento infausto che avrebbe dovuto provocare il crollo delle sue attività artistiche, invece, ne esalta le caratteristiche pittoriche facendolo diventare uno degli artisti più ricercati, potremmo tentare una battuta, in tutti i sensi. La sua attività diventa richiesta, le sue tele intrise di una sorta di espressionismo ancora embrionale, sono contese, dipinge a Malta, Siracusa, Messina e Palermo. Molti pittori del suo tempo si avvicinano al suo modo di dipingere, tanto che vengono definiti caravaggeschi appunto. Un Caravaggio che in Italia influenza Manfredi, il Saraceni, i Gentileschi Orazio e Artemisia, il Galli, etc. Riesce anche ad influenzare oltre le Alpi, Velázquez, van Dyck, Rembrandt, Vermeer e Rubens, per richiamare i principali. Oltre a influenzare le generazioni future, Goya, Delacroix, fino all’attuale Roberto Ferri, autore delle tavolette della Via Crucis del duomo di Noto. 



Commenti

Post più popolari