ARTE E DITTATURE

Ho scritto anche in queste pagine che l’arte è in qualche modo inarrestabile. Non esistono dei periodi storici da quando possiamo dire essere nata  l’arte che, non ci siano stati, da parte dell’uomo, produzioni artistiche di varia natura, con i materiali più innovativi e con altrettante tecniche sconosciute fino a quel momento. Chiamiamolo bisogno ancestrale.
Le guerre, le carestie, le pandemie, non hanno mai arrestato l’arte che, in qualche maniera, ha trovato il modo di impossessarsi della mente dell’uomo. L’arte fatta di immagini, di colori, di materiali, oggi di suoni, di corpi e di filmati. 
Questo è accaduto anche durante i regimi, le dittature, europee e mondiali. Non hanno mai arrestato l’arte. Gli artisti, che si sono piegati, sono stati ritenuti mediocri, incapaci di pensare indipendentemente, capaci solo di assoggettarsi al dittatore per averne in cambio i favori e privilegi. 
Mentre gli altri hanno preferito proseguire per la loro strada, scappare, rifugiarsi verso altri stati, continuare le loro ricerche per “regalarci” opere di eccezionale valore. 
Le dittature nei confronti dell’arte hanno assunto atteggiamenti assai simili, con poche differenze. Prendiamo in analisi tre delle dittature che hanno caratterizzato il novecento e le due guerre mondiali. 
Quella Russa, a apartire dalla rivoluzione d’ottobre del 1917, quella tedesca dal 1927, quella italiana a partire dalla marcia su Roma del 1922.
Brevemente analizziamo quali furono i fatti che portarono alle tre dittature.

RUSSIA

- rivoluzione del 1917 con il rovesciamento dell’impero russo la deposizoine di Nicola II  e instaurazione della Repubblica socialista Russa
- iniziale interessamento di Lenin all’arte con avvicinamento anche dei grandi letterati, artisti e poeti
- la rivoluzione agiva come tonico inebriante per tutte le parti sociali 
- la repubblica socialista russa con Lenin era aperta a diverse forme di arte 
- solo dopo gli anni trenta con l’avvento di Stalin, ogni possibilità di libera ricerca stilistica fu preclusa 
- si attuano persecuzioni e uccisioni in massa così elevate che ad un certo punto si sono interrotti altrimenti avrebbero sterminato tutta la classe letterata e artistica in generale (1937/38)
- Stalin non fece distinzione fra oppositori politici e scrittori, artisti e poeti, eliminò tutti
- fecero carriera i mediocri che non si fecero problemi ad accettare l’autorità a scapito della loro libertà espressiva 
- Kandinsky, Chagall ed altri erano già riusciti a fuggire

GERMANIA

- già nel ‘27 prima dell’avvento del naziasmo in Germania viene fondata la società nazionale socialista per la cultura che metteva in relazione la razza ariana con la scienza, l’arte e i valori etico e militari
- si condusse una campagna violenta contro ogni forma d’arte moderna e in particolare contro l’espressionismo
- il culmine nel 1937 con la mostra sull’arte DEGENERATA (Van Gogh, Gauguin, Braque, Picasso, Matisse, Otto Dix)
- mostra nazional socialista

ITALIA

- si pose nei confronti dell’arte come moderatrice e senza eccessi di crudezza
- futuristi con Marinetti si avvicinano al fascismo 
- dopo essere salito al potere il fascismo cambiò idea nei confronti dell’arte, con attuazione della censura ma, senza repressioni di altre forme artistiche
- le linee guida sull’arte furono dettate da M. Safatti, vicina al duce 
- l’arte divenne “cupa, squadrata, greve, monumentale, di falsa solennità, severità e classicità”
- nel 38 in occasione del premio Bergamo, vince un giovane Guttuso con un quadro che farà scandalo

Gli storici sono concordi nel parlare solo nel caso del fascismo di arte durante la dittatura che, di arte sotto la dittatura. 
Forse questo accadde perché l’Italia, sappiamo bene, essere il paese con il più alto numero di siti UNESCO, di opere d’arte, di esponenti della storia dell’arte che hanno segnato il passo nel mondo, dal trecento con Giotto al cinquecento con Michelangelo, Leonardo e Raffaello, il seicento con Caravaggio e non ultimo il settecento con Canaletto. Sono solo alcuni e pochi esempi. La Magna Grecia, gli Etruschi, i Romani. 
Ed allora potremmo parlare di arte che ha influito sulle dittature, di arte  che si è elevata a lingua universale di colloquio. Di arte che ha influenzato il nostro stesso modo di pensare e di guardare il mondo.
Nei paesi che ancora oggi soffrono per la presenza di dittature, di guerre, di gruppi che generano instabilità, l’arte è lo strumento di denuncia, di libertà, di formulazione e ricerca di un linguaggio universale per la pace. Molti artisti sono stati perseguitati, non ultimo AI WEIWEI, artista e designer cinese che con le sue opere denuncia come capitalismo e comunismo cinese stiano cancellando l’eredità culturale e artistica della nazione. Arrestato e perseguitato, oggi vive in Europa. 

Oggi come allora, la dittatura che tenta di monopolizzare, censurare e manipolare l’arte, non trova altro che la ribellione che, gli artisti, assumono a modus operandi che si rivela nell’arte stessa. 

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