Le statue greche e l’idealizzazione della nudità (dimensioni dell’organo maschile)




I kuroi greci sono l’inizio della ricerca spasmodica degli scultori verso l’idealizzazione di una bellezza che seppur attingente dalla natura tendeva comunque, verso un ideale che, forse non esisteva. L’ideale della bellezza del corpo, come sappiamo raggiunto poi, nel periodo di Policleto, di Fidia, di Prassitele, con la definizione delle proporzioni maschili e femminili, rimane una lezione fondamentale. Nella ricerca della proporzioni non possiamo non notare che anche le proporzioni degli attributi maschili sono attenzionate dagli scultori greci. Per molto tempo si è cercato di capirne il significato, i termini della ricerca, principalmente nelle dimensioni e proporzioni rispetto al corpo. Secondo gli studiosi non è stato trovato un equilibrio esatto, considerato che per molto tempo si è parlato di ‘piccole’ dimensioni. Il  professor Lear di studi classici, ha proposto la sua teoria. Osservando i kuroi e poi le sculture successive, c’è certamente un contrasto tra gli organi piccoli e non eretti di questi con quelli grossi ed eretti dei satiri. I primi, sono uomini ideali, sono atleti, sono dei (questo era difficile capire perché i greci attribuivano le stesse sembianze), i secondi uomini non ideali dediti alla lussuria e ai fumi dell’alcol. Quindi, dobbiamo ricercare questa differenza nella idealizzazione del corpo non tanto nella ricerca di modelli naturali. Dice sempre Lear che Aristofane descrive i giovani ateniesi con un organo grande perché poco atletici e indegni, così come il torace stretto e la carnagione pallida o la pronuncia ‘lasciva’. 
Il che ci pone di fronte la questione cruciale, più che copiare la natura, i greci hanno sempre cercato l’idealizzazione del corpo, e quindi anche della dimensione dell’organo maschile. Sappiamo che in Grecia gli atleti erano nudi, quindi era naturale vedere che le dimensioni (e la forma) variano da uomo ad uomo. Se forse in un primo momento la ricerca è partita dallo studio della natura, si è poi protesa verso una idealizzazione del corpo e quindi degli organi maschili che prescindeva una ricerca solo volta alla natura. 
Conclude Lear, che non c’è nessuna prova certa e scientifica che la grandezza dell’organo si legata alla soddisfazione sessuale, come non c’è alcuna prova che un organo piccolo sia indice di razionalità e moderazione. Quindi, teorie senza fondamento secondo sempre Lear, torniamo al punto iniziale, perché i greci facevano un organo piccolo? 
La risposta potrebbe avere più punti di appoggio. Il primo certamente un fatto di proporzioni, sappiamo che Policleto definì i canoni per la costruzione del corpo umano, e cosi come ha definito altezze, muscoli, torace, gambe, etc, avrà definito le proporzioni per una visione aggraziata dell’organo maschile, un organo grosso o circonciso, avrebbe fatto da catalizzatore visivo, distruggendo la grazia delle fattezze. Il secondo di ordine psicologico, se noi riflettiamo troviamo le riflessioni di Lear corrette, se un uomo qualsiasi si impegna nello studio, nella ricerca, nello stesso sport, ha poco tempo per dedicarsi ad atti di lussuria, quindi raffigurato con un organo piccolo, o diciamo normale.
Il terzo potrebbe essere legato ad una questione estetico/visivo, l’organo piccolo fa si che lo sguardo si distribuisca meglio su tutto il corpo della statua cercandone tutte le proporzioni. Infine anche un fatto di ombre. Sappiamo che con la scultura ionica si cerca una migliore distribuzione della luce, fatta di meno tonalità grigie, e una struttura corporea più sottile. Un organo grande produrrebbe ombre eccessive che ‘distruggerebbe’ la ricerca degli scultori greci. 

Alla fine, considerato che non ci arrivano documenti che ci dicano quale siano state le motivazioni degli scultori, non ci resta che fare ipotesi (forse congetture) tutte corrette e tutte opinabili. 



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