Pellizza da Volpedo- Si infrange un mito? Forse.

Forse non è stato mai un mito. Le lotte proletarie, dove i lavoratori erano gli elementi trainanti, coinvolgenti, ispiratori e porta voce di tutta quella massa di lavoratori che applaudiva da sotto i palchi, forse, erano stati lavoratori, alcuni, mirando a diventare i nuovi borghesi, o aspiranti tali. Tra socializzazione anticipata e voglia di affermare i propri diritti, sono stati di esempio per gli artisti. Anch'essi impegnati nella loro lotta per la conquista di un posto in società. Però, c'è sempre un però, a quanto pare molti di essi erano già borghesi. Non sto qui a citare nomi, ma dall'ultima notizia apparsa sui giornali di qualche giorno fa, anche l'ultimo baluardo della rappresentazione della lotta operaia cade. Tirato fuori anche agli esami di stato dello scorso giugno, il Quarto di Stato di Pellizza, ha rappresentato per anni l'emblema della lotta operaia, quel muro ordinato che avanza verso lo spettatore con passo fermo, la donna che sembra voler far desistere l'uomo in primo piano, utilizzato in tutte le campagne della sinistra, oggi è stato messo in crisi. Pare, secondo la notizia riportata da Repubblica, che l'uomo in primo piano non fosse un contadino bensì un certo Giovanni Gatti farmacista di Volpedo, ma che la pronipote si premura a precisare 'socialista e garibaldino'. Lo stesso Pellizza a quanto pare anche lui borghese, trae ispirazione dalla stessa realtà borghese. Anche se come sappiamo diversi bozzetti e dipinti furono realizzati prima di trovare l'equilibrio finale. Come abbiamo detto non è certamente l'unico artista borghese o benestante, e nemmeno, il personaggio del quadro, l'unico borghese ritratto. Ma come cerco di insegnare ai miei alunni, l'arte, l'artista, la dobbiamo calare nel contesto storico, nel tempo in cui l'artista è vissuto e nel tempo in cui l'opera è stata dipinta. Siamo tra la fine dell'Ottocento e gli inizi del Novecento, Pellizza è considerato oltre che un divisionista un verista, e il Quarto Stato è considerato un dipinto verista, di quel verismo che doveva rappresentare ciò che stava avvenendo in quel tempo di lotta operaia, di ricerca dello status sociale, nuovo e riconosciuto. Questa notizia mette in crisi, non solo l'opera in se, ma forse, tutto il costrutto artistico dello stesso Pellizza. 

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