Il Palladio, i capricci e la fortuna del palladianesimo

Il cinquecento è ritenuto, a ragione, uno dei secoli più importanti non solo del mondo occidentale ma forse di tutta la storia dell'umanità.  Sappiamo che nella storia dell'arte, solo alcuni stili, alcune correnti, alcune alchimie hanno generato artisti e quindi opere, ritenuti influenti e degni di essere annoverati fra i fautori della continuità artistica della nostra storia. Dopo i grandi del cinquecento ci si chiedeva cosa era possibile altro sperimentare nel mondo dell'arte. Alla fine del cinquecento, molti si fecero questa domanda, e provano a rispondere in modi diversi generando però solotanto aberrazioni dell'arte. Lo stesso Gombrich rimprovera ad alcuni l'aver affollato i propri dipinti di atleti tutti muscoli, ad altri di aver giocato il tutto 'sull'ermetismo' del significato tanto da essere oscuro ai più. Questo periodo del tardo cinquecento che fino a qualche secolo fa era etichettato con un'accezione negativa, soltanto poco dopo venne ricatalogato come un momento di ricerca alla maniera di, il cosiddetto manierismo, ma nell'accezione di una ricerca che comunque aveva evidenziato alcuni tratti caratteristici dell'arte. Questo valse tanto per la pittura quanto per l'architettura. In quest'ultima quello che più rappresentò questo voler a tutti i costi andare oltre i grandi maestri fu Andrea di Pietro detto il Palladio. Il Palladio si voltò indietro e guardò al mito greco, alla perfezione raggiunta, studiandoli profondamente per poi scrivere i famosi Quattro Libri dell'Architettura nei quali si tende alla definizione di schemi concettuali complessivi dove ogni elemento dell'architettura è catalogato e definito come universalmente valido. Ma alcuni definiscono questo come un capriccio, come altre 'bizzarre' forme architettoniche nate solo dalla sfrenata voglia di andare oltre. Anche Villa Capra rappresenta 'un mero esercizio architettonico' seppur ricco di concetti, in uno stile architettonico unico, con le quattro facciate uguali, con una sola sala centrale che li mette in comunicazione, ma per niente funzionale. Molti autori nella ricostruzione della storia dell'arte dedicato pochissime righe al Palladio, che si è limitato a riscrivere, modificandole leggermente, le regole architettoniche e spaziali che i greci avevano raggiunto già un millennio prima circa. Ci si chiede allora cosa fa la fortuna del Palladio? Come accadde per il cristianesimo, che dopo qualche secolo dalla morte del Cristo registra la  sua improvvisa ascesa, così per il Palladio, dopo un secolo circa dalla sua morte, improvvisamente i paesi anglosassoni e americani scoprono la necessità di costruire secondo le regole palladiane. Questo fa la fortuna dell'architetto vicentino che era essenzialmente rilegato nel suo territorio, le cui opere, poche, sono portate a termine da altri colleghi. Il palladianesimo si suole rilegare soltanto agli studi nati appunto nell'Inghilterra del XVII secolo e negli Stati Uniti, non possiamo certo allargarlo ne alla cosiddetta cerchia palladiana del periodo ne all'architettura europea di ispirazione classicista che abbraccia i periodo dal XVII al XIX secolo. 

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