Quasi per gioco agli esami di stato

Tutto nasce dall'idea di  Didatticarte che si cimenta nella stesura del testo degli esami di stato. Qui di seguito il testo e a seguire lo svolgimento.

ARGOMENTO:
 La natura tra minaccia e idillio nell’arte e nella letteratura. DOCUMENTI

William Turner, Bufera di neve: 
Annibale e il suo Giuseppe Pellizza da Volpedo, Idillio esercito attraversano le Alpi, 1812, Londra, Tate Britain primaverile, 1896 – 1901, Collezione privata
(www.pellizza.it/index.php/idillio-primaverile/)

«Natura. Immaginavi tu forse che il mondo fosse fatto per causa vostra? Ora sappi che nelle fatture, negli ordini e nelle operazioni mie, trattone pochissime, sempre ebbi ed ho l’intenzione a tutt’altro, che alla felicità degli uomini o all’infelicità. Quando io vi offendo in qualunque modo e con qual si sia mezzo, io non me n’avveggo, se non rarissime volte: come, ordinariamente, se io vi diletto o vi benefico, io non lo so; e non ho fatto, come credete voi, quelle tali cose, o non fo quelle tali azioni, per dilettarvi o giovarvi. E finalmente, se anche mi avvenisse di estinguere tutta la vostra specie, io non me ne avvedrei.»
Giacomo LEOPARDI, DIALOGO DELLA NATURA E DI UN ISLANDESE, da Operette morali, Barbera Editore, Siena 2010


Il lampo
E cielo e terra si mostrò qual era:
la terra ansante, livida, in sussulto; il cielo ingombro, tragico, disfatto: bianca bianca nel tacito tumulto
5 una casa apparì sparì d’un tratto;
come un occhio, che, largo, esterrefatto, s’aprì si chiuse, nella notte nera.
Giovanni PASCOLI, Poesie, a cura di I. Ciani e F. Latini, UTET Classici, Torino 2002
I limoni
Meglio se le gazzarre degli uccelli
si spengono inghiottite dall’azzurro:
più chiaro si ascolta il susurro
dei rami amici nell’aria che quasi non si muove,
e i sensi di quest’odore
che non sa staccarsi da terra
e piove in petto una dolcezza inquieta.
Qui delle divertite passioni
per miracolo tace la guerra,
qui tocca anche a noi poveri la nostra parte di ricchezza ed è l’odore dei limoni.
Eugenio MONTALE, vv 11-21, Tutte le poesie, a cura di G. Zampa, Mondadori I Meridiani, Milano 1984
       «Ho vagato per queste montagne. Non v’è albero, non tugurio, non erba. Tutto è bronchi; aspri e lividi macigni; e qua e là molte croci che segnano il sito de’ viandanti assassinati. – Là giù è il Roja, un torrente che quando si disfanno i ghiacci precipita dalle viscere delle Alpi, e per gran tratto ha spaccato in due questa immensa montagna. V’è un ponte presso alla marina che ricongiunge il sentiero. Mi sono fermato su quel ponte, e ho spinto gli occhi sin dove può giungere la vista; e percorrendo due argini di altissime rupi e di burroni cavernosi, appena si vedono imposte su le cervici dell’Alpi altre Alpi di neve che s’immergono nel Cielo e tutto biancheggia e si confonde – da quelle spalancate Alpi cala e passeggia ondeggiando la tramontana, e per quelle fauci invade il Mediterraneo. La Natura siede qui solitaria e minacciosa, e caccia da questo suo regno tutti i viventi.»
Ugo FOSCOLO, Ultime lettere di Jacopo Ortis (lettera del 19 e 20 febbraio), Oscar Classici Mondadori, Milano 2003 2. AMBITO SOCIO - ECONOMICO
      

Come dice Kemp "non c'è arte senza storia e non c'è storia senza arte". Non possiamo non partire dal connubio arte e storia, storia dell'ambiente  in questo caso. Gli artisti dalla nascita della cosiddetta pittura di genere, nella quale gli olandesi furono precursori, hanno rappresentato immagini della natura così com'era. A volte sono stati quasi precursori, come una sorta di visionari che ne hanno anticipato la minaccia, pensiamo al gasdotto di Mario Sironi, e successivamente ne hanno esaltato lo sfruttamento, la massificazione, il depauperamento delle risorse, come fa la pop art. 
E questo avviene negli stessi anni in cui nasce la questione ambientale con la prima relazione del MIT. Quindi un connubio idillio/minaccia che si ripropone attraverso letteratura e pittura. Turner nel passagggio delle Alpi, propone una natura che sembra quasi avversa, come presa qualche ora prima che potesse arrivare una tempesta, il sole che sta davanti le nuvole sembra bilanciare la minaccia delle nubi dall'altro lato. Gli uomini si trovano nel mezzo, impotenti ma inebriati, come l'uomo che sta alla destra con le mani alzate. Presi in questo vortice. Ma ne è davvero consapevole, la natura, come nel testo di Leopardi? O al contrario è inconsapevole del bene o del male. Oppure consapevolmente in attesa di sferrare il lampo, in un sussulto pascoliano che la descrive viva, forte, in attesa fremente di mostrare quanto è in suo possesso. Piuttosto siamo noi consapevolmente colpevoli del suo sfruttamento, del suo impoverimento, dalla modifica incontrollata dei suoli. E quindi una natura del tutto inconsapevole, benevola o malevola solo per effetto del suo essere. Un tema che ricorre anche nei racconti popolari, una terra personificata,  che tiene e trattiene leggende, come Encelado sepolto sotto il Mongibello

che, con il suo respiro infuocato terrorizza gli abitanti etnei. Mentre nel dipinto di Volpeda, egli decide di rappresentare un momento di idillio, uno stato di libertà, di fusione con l'ambiente intorno. Una giornata assolata in una calda campagna sembra essere il tema. Associato certamente agli alti testi  di Pascoli e di Foscolo, che ne descrivono le doti di impersonalità, un fermo immagine, dove solo il fiume muove con impeto le sue acque che affondano nella terra. La natura sembra essere immobile si nel realtà che nel testo. Una natura ripresa nel suo idillio di natura benevola, calma, proliferatrice. E quindi questo connubio tra arte e letteratura, che direi si risolve soltanto nella scelta del momento, personale o impersonale, della scena che ci ricorda Caravaggio, dell'attimo che se ne rappresenta. Il prima il dopo, la forza e l'impeto rispetto alla a calma e pacatezza. 

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